I boschi della Collina di Torino

Le valli collinari presentano una marcata differenza di esposizione fra i due versanti orografici. Il lato esposto a sud è sempre prettamente agricolo con vari coltivi tra cui la vite. La migliore esposizione è sottolineata anche da una maggiore presenza umana: le vigne storiche sono infatti concentrate qui. L’altro versante della valle, esposto a nord, è meno urbanizzato, ma non per questo meno utilizzato. Nel corso dei secoli i versanti boscati esposti a nord sono stati sfruttati per le esigenze di riscaldamento della vicina città, oltre che per il legname, le foglie, le castagne e i funghi. A partire dal XVI secolo la crescente necessità di disporre di materiale da costruzione per le vigne delle famiglie nobili comportò l’aumento di fornaci da calce, gesso e pietra ubicate spesso nelle zone boscate da dove si traeva il combustibile per il loro funzionamento.

Nella metà del 1700 per consolidare le pendici collinari, rese franose dall’eccessivo sfruttamento del bosco, venne introdotta, importandola dal Nord America, la robinia, o acacia, che ha trovato largo impiego come materiale da ardere, paleria dei vigneti, frasca da foraggio. La copertura boschiva della collina occupa, oggi come un tempo, le aree sommitali e i versanti degli inversi, che si prolungano quasi fino al fiume Po. La differenza rispetto al passato è data dalla percezione di un ambiente di boschi incolti, dove si affermano specie di invasione come i rovi e rampicanti tipo l’edera e la vitalba.

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